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LA ROCCA ALBORNOZIANA

Nel 1362 il cardinale Egidio Albornoz, legato e vicario del Pontefice per l’Italia, incarica Matteo Guattacapponi – il Gattapone - di sovrintendere all’edificazione della rocca sul colle Sant’Elia di Spoleto, la più grande e la più munita delle fortezze da lui fatte erigere nei territori della Chiesa, quale strumento di difesa e di dominio per lo Stato che aveva il compito di riorganizzare alla vigilia del rientro, dopo mezzo secolo, della Curia papale da Avignone in Italia; nel 1367, a pochi mesi dalla morte dell’Albornoz, la rocca viene affidata al suo primo castellano, Pedro Consalvo, con un presidio armato stipendiato dalla città.

Costruzione strategica per il controllo della via Flaminia, punto di appoggio e di partenza ideale per le azioni militari volte al recupero dei territori dell’Umbria, delle Marche e della Romagna, la fortezza diventa il perno del sistema difensivo dello Stato della Chiesa, ma è concepita anche come sede residenziale per i rettori del Ducato e i governatori della città, che per lo più saranno scelti tra i consanguinei dei pontefici in carica, alcuni dei quali dal canto loro vi soggiorneranno per qualche tempo.

Nel Settecento la residenza dei governatori dovette adattarsi alla compresenza delle carceri fino a quando, nel 1764, la sede di rappresentanza papale venne trasferita in città e nella rocca restarono soltanto le truppe. Il governo pontificio nel 1817 ne fece la sede di un bagno penale e, per le necessità connesse all’uso carcerario, vi furono costruiti nuovi fabbricati; espugnata nel 1860, la rocca vide confermato dal governo italiano il suo uso carcerario, nonostante l’appello contrario della Commissione permanente di belle arti (1885).

Dalla fine del secolo inizia l’azione, intrapresa da Giuseppe Sordini, regio ispettore dei monumenti per Spoleto, mirata a sottrarre alla funzione carceraria il complesso monumentale per arrestarne mutilazioni e modifiche irreversibili, dispersione di beni di interesse storico e artistico lì contenuti, conseguirne il recupero come monumento della storia e dell’architettura; si susseguiranno nel corso del Novecento studi e progetti per il recupero del monumento, a partire appunto dalla relazione di Sordini sullo stato della rocca e dalla richiesta da parte del Comune dell’utilizzazione degli spazi per la costituzione del museo umbro – sabino (1913), cui seguono gli interventi di Ugo Tarchi (1929) e di Carlo Bandini (1933).

Con la fine della seconda guerra mondiale, riprende l’iniziativa dell’Amministrazione comunale per la restituzione del complesso alla città ed il trasferimento dei detenuti in un nuovo carcere, iniziativa cui l’Ente Rocca di Spoleto, fondato nel 1961 con questo principale obiettivo, dà forte impulso. Dovrà però trascorrere più di un decennio prima che il progetto della nuova casa di pena venga approvato e i lavori avviati; contemporaneo ai lavori per il nuovo carcere è l’avvio delle procedure per il passaggio della rocca dal demanio del Ministero di Grazia e Giustizia a quello del Ministero per i Beni Culturali (1982), passaggio consentito grazie alla proposta progettuale di una destinazione d’uso museale, ipotizzata già all’inizio del secolo, e di attività legate alla salvaguardia e recupero di beni culturali (che si concreteranno nell’istituzione della Scuola Europea per il restauro di beni librari e del Centro regionale di diagnostica per i beni culturali).

È in questi anni che, dal Consorzio Economico Urbanistico della valle Spoletina e dalla Regione dell’Umbria, viene attivata una indagine conoscitiva finalizzata alla comprensione dei caratteri tipo-morfologici e conservativi dell’edificio e un’indagine storico-archivistica come base indispensabile ai successivi interventi di recupero.

Nel 1984, trasferito il carcere, la Rocca viene consegnata alla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici dell’Umbria, che inizia un’attività di indagine, studio, rilievi e saggi stratigrafici. Negli anni 1985-86, nell’ambito dei progetti F.I.O., la soc. Bonifica S.p.a., in concessione del Ministero, avvia i lavori di restauro e rifunzionalizzazione della rocca, che proseguono fino al 1993. Nel 1994 con il "Progetto integrato Spoleto" (Commissione Europea, Obiettivo 2 - Regione dell’Umbria) si definiscono i progetti e gli interventi di completamento dei lavori per gli spazi espositivi e convegnistici, scuola europea di conservazione dei beni librari, centro di diagnostica per i beni culturali, teatro all’aperto, restauro e rifunzionalizzazione del parco della rocca (attualmente in corso), restauro e riuso delle palazzine per servizi ricettivi e di ristorazione (di prossimo avvio).